Nicotera in Calabria: terra di mare, sole , cultura e tradizioni
di Valentino De Pietro
Nicotera è un comune di 6.487 abitanti della provincia di Vibo Valentia, sul versante meridionale di Monte Poro a 212 m. sul livello del mare.
E’ una delle più belle, artistiche e suggestive città della provincia di Vibo Valentia ricca di storia e di arte.
Sorta sulle rovine di quella metropoli della Magna Grecia che fu chiamata “MEDAMA”, fra il fiume Mesima e l’attuale Nicotera Marina, fu saccheggiata numerose volte, subì anche le incursioni dei Saraceni.
Oggi l’abitato gode di uno splendido paesaggio, comprendente Nicotera Marina, il porto di Gioia Tauro, lo stretto di Messina, l’Aspromonte e le isole Eolie. Un vero e proprio terrazzo sul mare dal quale poter ammirare uno dei più suggestivi paesaggi che la Calabria offre.
Nicotera vanta uno fra i più belli scenari del mondo, includendo lo Stromboli sempre fumante e le Eolie, la Sicilia con l’ Etna ricoperto di neve, lo stretto di Messina ed il profondo Aspromonte…La fiorente pianura di Ravello - posta ai suoi piedi - ricca di agrumeti, ulivi e dalla splendida vegetazione mediterranea, è la meta preferita dei turisti.Essa si erige su una verde collina alle falde del Poro in tutta la sua maestosità e grandezza. Il passato di questa città è ancor oggi argomento di studio e ricerca per gli storici.
Secondo gli studiosi il nome della cittadina è stato originato dalla conversione del popolo Medameo alla fede cattolica per opera di S. Stefano Niceno, Vescovo della vicina Reggio.
Nel X secolo, Nicotera, viene totalmente rasa al suolo ed i suoi abitanti dispersi per le montagne circostanti, a causa dell’invasione dei Musulmani durante la quale, la chiesa conquista il primo martire nella persona del suo Vescovo, il Beato Cesareo, il quale, per non aver voluto rinunciare alla propria fede, viene trascinato a coda di cavallo subendo glorioso martirio.
La ricostruzione della città viene effettuata più a nord ed è voluta dal Normanno Roberto il Guiscardo il quale era alla ricerca di un approdo marittimo. Il cambiamento di sito -voluto per motivi di sicurezza-, non impedisce ulteriori distruzioni. Le seguenti ricostruzioni avvengono sulla base delle rigide regole artistico- architettonico- ambientali tipiche dei Normanni.
Sotto Federico II, il castello, in stile normanno, è soggetto alle prime modifiche secondo i principi artistici degli Svevi, i quali, hanno una propria identità ed una propria
diversificazione specie nelle torri laterali quasi sempre di forma quadrilatera. Successivamente viene ampliato, fortificato e modificato data la posizione strategica assunta
dalla città nella guerra in atto contro gli Aragonesi.
Nella costruzione di Nicotera, Roberto il Guiscardo, aveva voluto rispettare il numero delle porte delle precedenti città, che in numero di sette, avevano la denominazione di:
Porta Grande: la più importante e la più grande, ricostruita sotto gli Angiò. Andò distrutta col sisma del 1783;Porta Prisca: immetteva nelle campagne circostanti, e veniva
usata dalla gente per andare ai campi; Porta Palmentieri: in ricordo di quella esistente nella città di origine romana attraverso la quale era passato Santo Stefano Niceno. Su questa porta, era dato vedere un'epigrafe di granito su cui erano incise delle palme e la figura del Vescovo, ormai rovinata dal tempo;
Porta piccola: in quanto da essa si accedeva ai venti mulini esistenti fuori le mura; Porta di Joppolo: attraverso una stradina ancora percorribile, si accedeva alla collina dei Calamaci; Porta Santa Caterina: attigua al Convento omonimo dei Padri Celestini e di conseguenza vicinissima al Castello. Essa era la più fortificata e la più protetta, infatti, nell'assalto turchesco del 1638, resistette molto validamente; Porta Foschea: nel corso dei secoli ha avuto molte denominazioni e questo perché, sono passati innumerevoli invasori .
Sotto Federico II, Nicotera, subisce una lieve ristrutturazione poiché avendo affidato l'attività creditizia del regno agli Ebrei, la città è fra le prime ad ospitarli. Per evitare le reazioni della popolazione indigena, che temeva una diminuzione di potere, fa costruire il loro quartiere all'ombra del Castello e della Cattedrale per meglio proteggerli. Tale zona è soggetta a continue modifiche affinché il numero degli edifici possa essere adeguato alle esigenze religioso-ambientali dei nuovi venuti. Oggi a Nicotera gli Ebrei non ci sono più, ma il loro quartiere continua ad esistere.
La prima Chiesa ad essere costruita è la Cattedrale, la quale viene ubicata con la prospettiva rivolta verso il Castello, quindi verso nord nel punto in cui oggi si trova la Sala Capitolara e l'Abside dell'attuale Chiesa. Documenti rivelano che essa era relativamente grande.
Quasi contemporaneamente, fuori le mura viene edificata la Chiesa dedicata a San Nicola. Sul finire del XIII secolo, nella parte bassa, viene fondata la Chiesa di Santo Andrea dei Civili, con relativo "ospedale" (così chiamata perché i civili usufruivano della stessa assistenza data ai pellegrini dalla Chiesa).
In questo stesso periodo si ritrovano fuori le mura le Chiese di Santa Barbara e di San Salvatore. Si presume che esse siano state le prime sacre costruzioni volute dai Normanni.
Fuori dalle mura sorge il Convento di S. Francesco di Assisi,tra la marina e la città. Il cenobio francescano, costruito alcuni anni dopo -e dedicato a Santa Maria delle Grazie-, viene distrutto dal sisma del 1783, ma di questo possente monastero sono arrivate, sino ai giorni nostri, i misteriosi sotterranei e le gallerie. In seguito alla depredazione della Cassa Sacra, è rimasto solo il Cristo Ligneo e la statua marmorea di Santa Maria delle Grazie, spostati entrambi nella Cattedrale.
Delle mura cittadine non rimane nulla poiché sono state abbattute nel corso della costruzione dei quartieri settecenteschi ed ottocenteschi. Si sa che recingevano per intero la città ed avevano quattro torri ai quattro angoli.Per quanto attiene alla rete viaria, la città risulta "tagliata" da cinque strade parallele le quali dividono anche i cinque quartieri in cui è suddivisa Nicotera: Baglio - Porta Grande - Giudecca - Santa Chiara e Palmentieri. Fuori le mura si ha il Borgo, abitato da persone del “popolo”. Il 19 maggio del 1638, segna l’ultimo assalto della città da parte dei Turchi, col conseguente incendio e distruzione totale della città. In quel triste evento il Crocifisso della Cattedrale è bersaglio di sette e proiettili sparati dai Turchi.
Alla ferocia degli assalitori si aggiunse anche l’avidità dei Mottesi, i quali completano l’opera di spoliazione e di saccheggio. Le persone che riescono a sfuggire alle deportazioni dei Turchi e i pochi ritornati in patria, iniziano i lavori per la ricostruzione della Chiesa di Gesù e Maria, grazie alle donazioni fatte da essi stessi.
Nel 1712, una grave epidemia porta lutti e rovina ed alcuni anni dopo si sviluppa un forte incendio che danneggia la Cattedrale ed una forte carestia causata da siccità apporta molta miseria e tanti guai. In quello stesso anno il Ruffo dà mano alla ricostruzione del Castello e al prosciugamento della pianura di Ravello, mediante la costruzione di un canale di scolo per la raccolta delle acque. Mons. Francesco Franco nel contempo provvede alla ricostruzione della Cattedrale eregendovi il monumentale altare marmoreo, la sala Capitolare, il campanile e Episcopio.
Alla fine del XVIII secolo, la situazione politica subisce un capovolgimento grazie alle idee liberali professate da un giovane avvocato e nello stesso secolo, molti possedimenti dei signori diventano demanio statale e in essi si sviluppano il quartiere Rosario e Foschea.
MARINA DI NICOTERA
Nicotera Marina è divisa dalla provincia di Reggio Calabria dal fiume Mesima ed è l’ ultimo paese del versante tirrenico della provincia di Vibo Valentia. Il terreno è soprattutto sabbioso, poiché un tempo la zona era interamente coperta dal mare.Nicotera Marina sorge alle pendici di una collina.
Sotto di questa si distende la bellissima scogliera alla quale si può accedere attraversando un sentiero sconnesso.La scogliera si allunga fino alla Torre, cosiddetta di “Joppolo” ed oltre. Questo tratto viene denominato “Praicciola”, “una lingua di rocce” attraversata dal torrente Tuccina.
Nicotera Marina racchiude, al suo interno, strade molto larghe e alcune piazzette: la villa comunale, con il monumento ai caduti, la bellissima chiesa, con il monumento dell’Immacolata e tre rioni: rione Piazza, Marinella e Corea. L’area pianeggiante, non abitata, che circonda Nicotera Marina è costituita, essenzialmente, da verdeggianti giardini, con colture tipiche della macchia mediterranea.
L’economia del paese si basa sull’agricoltura, sulla pesca e sulla pastorizia. L’agricoltura, una volta, praticata da molti contadini, è stata, oggi, abbandonata a causa della forte emigrazione. Si producono agrumi (arance, mandarini, limoni), fichi, mele, pere, susine. Rilevante è, anche, la presenza di vigneti e ulivi. Altre coltivazioni sono i legumi (fave, piselli, fagioli), gli ortaggi (cavoli, pomodori, verdure), viene anche praticata la coltivazione del grano, dell’orzo, della segale e del mais. Riguardo alla pesca, bisogna dire che questa dipende essenzialmente dalla stagione. Particolarmente, durante il periodo estivo essa costituisce una grande fonte di guadagno, a vantaggio di tutta la popolazione che può acquistare pesce fresco a buon mercato. Negli anni passati, a Nicotera Marina, la vita paesana era caratterizzata da molteplici operazioni agresti e domestiche che si svolgevano all’aperto. Ad esempio l’essiccazione dei pomodori, dei fichi e dell’uva bianca quest’ultima per farne “passuli”, cioè uva passa. Questi prodotti venivano sistemati sui “cannistri”, cioè dei graticci di canne, successivamente, esposti al sole estivo e dopo conservati per l’inverno. Le “passule” erano, quindi, utilizzate come ripieno per alcuni dolci di Natale, come “ i zippuli”, le zeppole. Nel periodo autunnale, invece, i “palamiti” e i “mutuli”, pesci dalla media grandezza, catturati in abbondanza dai nostri pescatori, venivano bolliti in grandi caldaie ed una volta asciugati dall’umidità, venivano tagliati a pezzi e conservati sott’olio in recipienti di terracotta o vetro, si produceva, così, 'u pisci all’ogghiu”.
Gastronomia
La cucina di Nicotera è una fra le più genuine e sane perché è essenziale e povera. Viene così rivalutato l’olio di oliva, il pane integrale e il peperoncino rosso che fa bene perché vasodilatatore.
Fra i piatti tipici, i principali sono:
Maccarruni i casa :
Pasta fatta in casa arrotolando la sfoglia su cannucce “cannistri”, viene condita con sugo a base di carne di maiale.
Tagghiarini i casa :
Pasta fatta con farina ed uova, il sugo è a base di pomodoro fresco e carne.
Milingiani chini :
Melanzane ripiene con un impasto di pane di grano, formaggio pecorino, olive, capperi, prezzemolo e peperoncino piccante. Le melanzane, una volta ripiene, vengono cucinate nel forno col sugo di pomodoro fresco. Comunque, l’uso della melanzana è notevole e viene preparata in diversi modi.
Nicotera è conosciuta per il dolce sapore dei fichi, per le arance di qualità e per i vini ( molto noto il vino di Comerconi, per la sua robustezza e gradazione), che si accostano perfettamente alla gastronomia locale che mette in tavola piatti tipici come le minestre a base di legumi e pasta: pasta e suriaca, pasta e ciciari, pasta e vroccula, tutte con peperoncino rosso piccante e condite con olio di oliva, inoltre pesce fresco, formaggio pecorino, uva e dolci caratteristici.
Il maiale occupa il primo posto nella cucina nicoterese e trova gran considerazione la “frittula”, cioè le cotenne e la “ndujia”, salame molto piccante, la soppressata e il capicollo. Tra le carni bianche è importante ricordare i galletti al forno con patate.
Tra i piatti di mare, tipici sono i “surici fritti”, “u pisci in salamorigghiu” che, arrostito sui carboni ardenti, viene irrorato con un condimento di olio di oliva, prezzemolo, origano e peperoncino piccante, il tonno alla marinara, i gamberetti al sugo di pomodoro oppure fritti, la famosa “ninnata” che si può fare in frittelle o a bagno maria e per concludere le alici e le sarde.
I dolci, invece, sono strettamente legati alle feste religiose.
A Natale si preparano “i zippuli”, pasta lievitata, fritta nell’olio d’oliva con dentro uva passa.
A Carnevale la “pignolata”, dolce costituito da piccole palline di pasta dolce, fritte in olio di oliva ed unite tra di loro da miele.
A Pasqua i “taraji” e i “nacatuli”.
Nel mese dei defunti, novembre, caratteristici sono “i crucetti”, preparate con fichi secchi ripieni di mandorle, noci e noccioline.
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