domenica 28 luglio 2013

Croazia,

Emozioni e sensazioni per chi visita la Croazia; un Paradiso ... vicino l'Italia!
               
 di: Clara Racanelli



Croazia terra generosa, dove il posto per dormire ti viene offerto dagli stessi abitanti, basta chiederlo.
Generosamente la costa croata si mostrò, splendida, ai nostri occhi. Di colpo svanirono la stanchezza di un viaggio notturno, la paura dell'ignoto e le fosche premonizioni di mia madre. Eravamo partiti durante la notte e avevamo viaggiato nel freddo del Nord Est italiano su cui si era abbattuta la bora solo il giorno prima. Avevamo addosso il disagio del passaggio dai 29° dell'afa cittadina ai 7 della fredda Slovenia sentivamo ancora nelle orecchie la voce di mia madre che ci voleva trattenere in montagna da lei e leggevamo nella sua espressione la riprovazione per quel viaggio improvvisato.
Non sapevamo nulla della tormentata terra in cui ci volevamo dirigere ed eravamo partiti senza prenotare, fiduciosi nella parola dei nostri vicini di casa che ci avevano assicurato che in Croazia il posto per dormire ti viene offerto dagli stessi abitanti, bastava chiederlo.


Così, di punto in bianco, avevamo fatto le valige ed eccoci là, a guardare il mare come se lo vedessimo per la prima volta.
I nostri vicini, che avevano viaggiato con noi, si erano fermati al bivio per l'isola di Krk, loro destinazione e noi avevamo davanti un'ottantina di km per arrivare a Jablanac, dove ci saremmo imbarcati per l'isola di Rab.

La Croazia è una terra di sorprese: con un colpo di spugna, aprendoci la sua meravigliosa costa, aveva annullato la pesantezza che sentivamo. Non eravamo ancora in vista del punto di attracco del traghetto, che, innanzi a noi si snodava un lungo serpente accaldato e luccicante: erano innumerevoli veicoli che, come noi, si stavano dirigendo a Rab.

Sconfortati, ci siamo diretti a Stinica, paese vicino, per bere un po' di acqua (la temperatura era implacabile) e per cercare una sistemazione per la notte. Non credevamo che saremmo riusciti a partire in giornata.
Come una dolce mamma la Croazia, per farci uscire dal penoso stato di rassegnazione che ci aveva invaso, ci ha snodato davanti un mare color smeraldo che ci ha indotto a pensare che una notte a Stinica non poteva
poi essere la fine del mondo.
Nel caldo che aumentava ci siamo messi in fila e, in capo ad un'ora, eravamo sfiorati dalla brezza del mare, mentre, vittoriosi, sul traghetto, avvistavamo Rab.
Sulla guida che avevamo acquistato stava scritto che Rab era un'isola verde e lussureggiante, la più bella dell'Adriatico, ma la terra dove stavamo approdando era brulla come un grosso scoglio, senza nemmeno una pianta.
L'isola di Rab fa parte della Regione del Quarnero, che, sulla terra ferma comprende la città di Fiume (Rijeka) e, come Isole, Cres (Cherso), Krk (Veglia), Lošinji (Lussino) e Rab (Arbe) (le maggiori).
Rab è l'isola più meridionale del Quarnero e, per essere approssimativi, posso dire che è vagamente a forma di forca, con le 3 punte a nord.
All'esterno della punta più a est si apre, verso il continente, la penisola di Lopar, dove eravamo diretti.
Torniamo al nostro brullo e spelacchiato arrivo a Mišnjak, l'ultimo paese a sud di Rab.
La navigazione, durata molto poco, forse 15-20 minuti, ci aveva comunque rinfrancati, grazie anche al mare cristallino che avevamo tutto intorno a noi e alla sensazione di gioiosa aspettativa che sentivamo: eravamo a Rab!
A Rab, ed in generale nelle isole croate, non ci sono solo alberghi o appartamenti fatti apposta per le vacanze, vi sono anche innumerevoli privati che ti affittano stanze nelle proprie case. Ed è proprio in una
di queste sistemazioni che io e mio marito, dopo una breve ricerca, durante la quale constatammo, comunque, che di posti liberi ce ne erano veramente pochi, siamo arrivati. La casa era a Lopar (un centro
turistico) e ci sono venuti incontro i due proprietari: una deliziosa coppia di nonnini che pareva uscita dalle fiabe. Pieni di gesti affettuosi e di attenzioni ci hanno mostrato la nostra sistemazione e indicato la cucina che potevamo usare a nostro piacimento.
La casa era circondata da un giardinetto dove c'erano due lunghi fili da bucato apposta per appendere asciugamani e costumi e, davanti alla casa, c'era un pergolato sotto al quale erano disposti dei tavolini: ogni
ospite aveva il proprio. C'era anche un posto per ogni auto.
Della cucina croata e dei ristoranti parlerò dopo, per ora basta dire che, alle 15, ci siamo buttati sul letto, esausti, e ci siamo alzati alle 19.30. dopo un breve giretto a Lopar ed una partitina a carte, siamo ripiombati in un sonno profondo.
Sulla nostra guida c'era scritto che Lopar era la zona migliore di Rab, sia per la vegetazione, sia per le spiagge. In effetti la macchia mediterranea aveva dato il meglio di sé: fiori, arbusti e pini marittimi
profumavano e ingentilivano la zona, con fresche ombre e piacevoli olezzi.
I nostri gusti in fatto di spiagge, però, sono del tutto contrastanti con quelli dell'autore della guida. La spiaggia più grande e più famosa di Lopar si chiama San Marino e, da casa, ci si arrivava a piedi in 10
minuti.
Tutta l'isola di Rab, l'avevamo già notato andando da Mišnjak a Lopar, è un susseguirsi di baie, calette e rientranze e ovunque pare di essere in un quieto lago di montagna: acqua blu come il cielo, o verde come i
pini, tranquilla e dolce, pura che si ha la sensazione di poterla bere e tutta circondata da isolette, perché raccolta in insenature più o meno profonde.
Ma a Lopar c'era di più. Un particolare incredibile e mai visto che mi fa pensare che per un bambino piccolo sia la località ideale. L'acqua è bassissima: si può camminare per mezzo chilometro ed avere sempre
l'acqua alle caviglie o, al massimo, al ginocchio. A noi, però, accaldati e bramosi di un tuffo, l'acqua così bassa per metri e metri sembrava una beffa. Per di più la bora, che si era abbattuta sulla zona
pochi giorni prima, aveva raffreddato l'acqua. Quando, finalmente, dopo aver camminato fino ad avere l'acqua fino ad un livello decente, ci siamo tuffati, siamo riemersi immediatamente con la pelle d'oca persino sulle orecchie.
La voglia di esplorare e di non ridurci come una coppia di anziani che va sempre nello stesso posto, ci hanno dato la spinta definitiva ed il giorno dopo abbiamo cambiato spiaggia.
La scelta è caduta su un'altra spiaggia di Lopar che, insieme alla scoperta della cittadina di Rab, ha contribuito a farci abbandonare la zona per passare le nostre giornate al mare altrove.
La spiaggia si chiamava FKK Sahara e vi si accedeva dopo circa 20 minuti di passeggiata (da non affrontare in ciabatte) lungo i freschi sentieri di una pineta. Il fatto che fosse così difficile da raggiungere ci ha
messo di buon umore. Adoriamo il silenzio dell'uomo e il rumore della natura.
Vivere in città inquina oltre ai polmoni anche gli orecchi:non si è più capaci di distinguere le grida degli uccelli e il rumore del vento. Si fa fatica ad accorgersi del ronzio degli insetti e quindi, al mare, gli
unici suoni che ci piace ascoltare sono la ninna nanna prodotta dallo sciabordio delle onde e le "voci" di piante e insetti, narrate dal vento.
Eravamo sicuri che a FKK Sahara avremmo avuto tutto ciò. Quello che non ci aspettavamo era che la prima cosa che avremmo visto, all'ingresso della spiaggia, sarebbe stato un grasso trichecone di 60 anni che
camminava placido, in un tremore di cani, completamente nudo! Eravamo capitati tra i nudisti! E così mio marito ebbe la giusta intuizione che la sigla FKK, notata accanto al nome di alcune località, significasse
che quello era un luogo per nudisti.
"Non abbiamo bambini, non siamo i soli che indossano un costume e qui c'è grande quiete e poca gente, in tanto spazio" abbiamo pensato e così siamo rimasti là.
La pineta non ombreggia minimamente e, quindi, l'unico riparo dal caldo è il mare, anche qui bassissimo, ma, ormai, con una temperatura umana.
La sera era dedicata alle passeggiate. Lopar è solo un paese di turisti, scommetterei la testa che in inverno non c'è niente. Pieno di bancarelle e chioschetti, ci ha stufato subito. E così siamo andati a vedere Rab città.
Sorge su una penisoletta a forma di triangolo, arrampicata su una collina.
È un gioiellino, con le strade lastricate in pietra e inaspettate piazzette a picco sul mare e 4 torri che sono riportate ovunque, come simbolo cittadino. È bella e vale la pena di andarci.
C'erano persone che accedevano alla pineta percorrendo alcune scalette che noi, incuriositi, abbiamo imboccati e siamo scesi.
Spettacolo! Ecco cosa la Croazia ci snodò innanzi: una stradina liscia che costeggia il mare, anzi, che passa direttamente a picco sul mare.
Un mare sorprendente che passa tutte le gradazioni, dal blu notte all'acquamarina, sfumando verso il verde smeraldo e il turchino.
In quei giorni il cielo era terso e azzurro come la fata di Pinocchio e il luogo sembrava il risultato del pennello di un poeta che aveva tradotto in immagine la sua più bella poesia. Il fatto che i rami di
pino si protendessero verso l'acqua, formando fresche zone d'ombra, che la gente stesse per lo più in silenzio, comprendendo, come noi, che ogni parola pronunciata ad alta voce sarebbe stata un'offesa o una turbativa in quello splendore senza tempo, che il profumo del mare si fondesse piacevolmente con quello dei pini, ci hanno convinto e abbiamo passato i giorni successivi in quel luogo, immergendoci in quell'atmosfera irreale e nuotando nelle acque fresche e pure di quell'insenatura benedetta dagli dei. Se si percorrevano pochi metri al largo si poteva godere della vista di una porzione della città di Rab a picco sul mare.
Ci hanno anticipato e così ci siamo trasferiti a Krk. La strada era trafficatissima e l'unica cosa che ricordo con piacere di quel trasferimento, è stato l'incontro con due ragazzi di Varese, in coda come noi (3 ore per fare 80 km) che ci hanno parlato dei Laghetti di Plitvi; e, all'interno della Croazia, come di una meraviglia e che ci hanno fatto pentire di non aver "programmato" meglio la vacanza. Se non fosse che, sulla costa, ovunque si guardi si vedono angoli di mare e colori magnifici, saremmo arrivati a Krk imbronciati e immusoniti per il
caldo soffocante e la coda chilometrica.
A parte la bellezza e l'estrema pulizia degli appartamenti, il gusto, il comfort e la completezza con cui sono arredati, la signora Ivanka offre pasticcini, caffè, acqua e bibite, senza nemmeno chiederlo e ti dedica
ore di chiacchierate in inglese sui più svariati argomenti. Una compagnia davvero piacevole, completata dai regali con cui ti lascia, nel momento in cui si deve ripartire.
Vicinissima all'appartamento c'era una "spiaggetta" di scogli che si affacciava su un mare, più aperto e quindi più ondoso, di quello di Rab.
Il lungomare di Njivice (paese in cui le graziose villette per turisti sono di più delle case degli abitanti) non sembrava un granché, pieno com'era di bancarelle e di gente, ma se non c'erano, allora si godeva
una vista spettacolare sul mare, su cui il tramonto era una profusione di oro e di rosso. Un sera siamo anche stati intrattenuti da un lungo numero di majorette bravissime.
La città di Krk non è bella come Rab, ma vi sono alcune cose interessanti, come l'intricato nodo di viuzze irte e strette, i resti di antiche mura e alcune tavole in lingua glagolitica (l'antica lingua della Croazia), ivi conservate.
Bella, invece Vrbnik, dove siamo stati alla fine del soggiorno sull'isola. Il paese è a strapiombo sul mare e la vista è mozzafiato.
La spiaggia è meno verde, meno fresca e meno quieta di quella di Rab, ma l'acqua è ugualmente bella. La terra e le rocce sono rosse, come le ho viste solo nel sud della Puglia e intorno cresce qualche decina di
alberi di fico (tantissimi sulla costa Croata) e bassi cespugli.
Come bellezza paesaggistica non provoca lo stesso incantato stupore di Rab, ma il mare che si nasconde tra gli alti faraglioni e che penetra tra le fenditure delle rocce, che scivola sui sassi lisci e lambisce gli
scogli, è spettacolare.
Dall'alto sembra la rievocazione del "sublime kantiano", quella sensazione che ci fa sentire la grandezza terribile e meravigliosa della natura a confronto con la piccolezza dell'uomo, che ci fa intendere la
melodia dell'universo e che ci fa piombare, storditi, nell'anima del mondo.
La cittadina, inoltre (come anche altri luoghi visitati) è piena di fiori, ovunque. Le scalette che conducono alle case sono quasi impercorribili, tanto sono coperte di vasi e piante. Ci sono, di conseguenza, tantissime api e farfalle, anche al mare. Vedendole, mi ha colpito come uno schiaffo la consapevolezza che lo stupore nel vedere una farfalla significa che in città sono rarissime e che i macaoni che entravano in cucina, quando ero piccola, sono ormai solo un ricordo dell'infanzia.
La sera dell'ultimo giorno abbiamo deciso che non potevamo lasciare la Croazia senza aver visto il Parco nazionale dei Laghi di Plitvi; e.così la mattina del 22 agosto, ci siamo alzati alle 6 e mezza e siamo partiti.
Per arrivare al Parco si percorreva la costa fino a Senj e poi si seguiva una strada interna abbastanza difficile da percorrere, come tutte le strade croate, ma molto suggestiva. Ci si arrampicava lungo una serie di tornanti, su per le colline dell'entroterra e poi si ridiscendeva e si percorrevano parecchi km immersi nella campagna e tra le colline.
Si passava attraverso paesi di campagna dove le tracce della guerra erano ancora visibili: tetti sradicati e muri bucherellati dai colpi di mitraglia. Ma tutto il paesaggio era incantevole e molte case avevano balconi talmente fioriti, da nascondere quasi la facciata. Le campagne erano bellissime e povere. Come a Rab avevamo visto dei contadini che vendevano sulla strada i pochi prodotti del loro orticello, qui gli
allevatori vendevano, su sgangherati tavolini, posti sul ciglio della strada, i formaggi di pecora di loro produzione e il loro miele, preso direttamente dal favo.
Presso le case c'erano alcuni animali, soprattutto pecore e sparse nei campi e sulle colline circostanti, macchie di verde e boschetti.
Immaginatevi il biondo dei campi, il verde dei boschi e il colore dei praticelli, tutto questo sommato all'arcobaleno di fiori che ornavano i giardinetti.
Lasciati i piccolissimi centri abitati, ci siamo avvicinati ai confini del parco e subito abbiamo capito che lo spettacolo naturale che avremmo visto sarebbe stato bellissimo. Perché là, intorno al parco, le colline erano coperte da macchie di viola: numerosissime eriche che formavano tappeti fioriti.
Il parco è di una bellezza inenarrabile, quasi, caratterizzato da una pulizia e un ordine impensabili. Le donne delle pulizie scopavano non solo i sentierini e le passerelle di legno, ma anche la porzione di bosco immediatamente vicino a questi ultimi.
I Laghi costituiscono un sistema idrico talmente unico e particolare che, dal 1979, è stato dichiarato Patrimonio mondale dell'umanità dall'UNESCO.
Si cammina per ore e ore in un bosco fitto, tra le montagne che circondano i laghi.
Questi sono 16 più o meno grandi e sono tutti collegati tra loro da cascate e rapide, di altezza variabile.
Camminare in quell'angolo di Paradiso è un'unica emozione. Si è circondati dal profumo del bosco, fatto dell'odore umido del muschio e delle foglie bagnate. Gli aghi di pino, con il loro profumo intenso non
riescono a non cedere il passo, a tratti, all'odore dolce e unico dei tantissimi ciclamini che orlano i sentieri.
Per permettere ai turisti di visitare tutto il parco, senza danneggiare l'ambiente, sono state costruite passerelle in legno che passano sopra, sotto, in mezzo, ai laghi e alle cascate. E così si vaga immersi nel
profumo e nell'umido, circondati dai laghi, dai colori più svariati: acque blu, grigie, verdi, azzurre, celesti e turchesi. Se non si vede, non lo si può immaginare. Seguendo i sentieri, si ha una visione dei laghi anche dall'alto, li vedi sotto di te, sembrano smaltati di color cielo, circondati dal verde dei pini e dall'oro e dal rame delle foglie dei faggi che, in agosto, stanno già soccombendo all'autunno.
Tutto questo mentre le cascate urlano e le rapide canterellano la loro melodia. Ogni tratto di acqua è diverso dal precedente, non c'è un angolo simile ad un altro. Ogni cascata, alta o bassa, è inserita in
contesti particolari, verdi, morbidi di muschio o inquietanti di alte pareti rocciose.
Non potevamo immaginare un modo migliore per dire addio alla Croazia, una terra che ci ha sorpreso, cullato tra le sue braccia di mare e nutriti con i suo colori, i suoi fiori e le sue meraviglie.
Un Paese accogliente e pieno di angoli inaspettati, di gente gentile che cerca di ricostruire la propria immagine, dopo la guerra.
Avrò sempre negli occhi i suoi colori e negli orecchi i suoi suoni; la frescura del mare e dei boschi del parco mi conforteranno ogni volta che qui l'afa si farà insopportabile e ci tornerò, di sicuro, ma, questa
volta, con un programma dettagliato e con una maggiore conoscenza di questa nuova repubblica.


Zlatni Rat ("Corno d'Oro") su Brac, l'isola più grande della Dalmazia
Makarska, vicino alle città di Brela e di Spalato
le isole Pakleni, raggiungibili in pochi minuti di traghetto da Hvar
il litorale di Rabac, nella penisola dell'Istria
la spiagge di Veliki Brijuni

Krk, Cres, Rab e Losinj (regione del Quarnero)
Pag (Dalmazia settentrionale e regione di Zara)
Kornati (Dalmazia centrale)
Brac, Hvar, Vis, Korcula e Mljet (Dalmazia meridionale)

Ecco i riferimenti dei luoghi dove siamo stati:
* A Lopar (Rab): Jandri; Sofija e Milorad, Lopar 405, tel 00385 51 775174 oppure (in inverno) 00385 32 421281, ma non posso immaginare il risultato della conversazione, visto che i due nonnetti parlano solo il
croato. (€ 25  a notte, in due).
* A Njivice (Krk), vivamente consigliati, appartamenti Hošnjak, presso la signora Ivanka, Kraljia Tomislava 30, tel 00385 51 846496 o fax (lei lo preferisce) 00385 51 846773. potete scrivere in tedesco o in inglese,
anche se lei capisce anche un minimo di italiano. Da novembre ad aprile la si può travare al n. di tel. 00385 1 4824224. (€. 40 a notte a persona).

In cucina
La cucina croata è caratterizzata immancabilmente dal pesce, ma lo si prepara unicamente in due modi, o alla griglia, o fritto. È buonissimo.
Anche la carne ha un posto d'onore nella cucina locale ed è buonissima, soprattutto gli spiedini.
La verdura si mangia condita più o meno come da noi.
Ogni piatto è presentato benissimo e la carne e il pesce vengono serviti compresi di riso, peperoni e altre verdure.
Buono il formaggio di pecora che si può mangiare come antipasto, come il prosciutto dalmata.
I dolci non sono il punto forte della Croazia, ci sono solo le Pala?inke, che poi sono crèpes.
La Croazia è uno dei pochi posti dove si cucinano decentemente anche i risotti e le pastasciutte. Assaggiate il risotto con gli scampi o i frutti di mare. Ottimo anche il pane che è molto morbido.
L'acqua minerale è molto ricca di sodio e ciò comporta un sapore leggermente diverso da quella che beviamo qui, ma ci si abitua subito.
Di tipico, ci sono anche le zuppe: di pesce o di verdure, ma la più tipica è quella di pomodoro che ha un sapore particolare. A me è piaciuta, ma suscita giudizi contrastanti. Per il desert, un buono il gelato e con prezzi ridicoli.
* A Rab, il migliore ristorante è il Santa Maria (che è anche il più caro). L'ambiente è particolare e accogliente, molto piacevole. Buoni anche l'Alì Babà e la trattoria Mali Gaj.
* A Lopar abbiamo provato solo la cucina della trattoria Seka, di cui possiamo dare un buon giudizio, senza dubbio.
* A Njivice abbiamo mangiato in un locale chiamato Vijon che non ci ha entusiasmato molto e in una pizzeria che faceva delle buone pizze, ma non me ne ricordo il nome. Il ristorante Diana (Krk) non è male, ma il servizio è un po' lento, come, del resto, in quasi tutti i posti dove abbiamo mangiato.
* A Vrbnik, bellissimo il ristorante Nada e ottime le pietanze servite. Il personale è gentile e disponibilissimo si parla un ottimo italiano, come al Santa Maria. Questi due ultimi sono i migliori in assoluto.









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